L'artista
Ciao Riccardo, ti chiederei per prima cosa di raccontarci il tuo nome d'arte e le tue origini artistiche
Il mio percorso musicale nasce nella musica classica, inevitabilmente direi. Infatti entrambi i miei genitori sono violinisti al Carlo Felice di Genova e anche mio nonno paterno suonava la tromba in orchestra. Per questa ragione sono stato immerso da subito nell’universo musicale. Successivamente, a circa 12-13 anni scoprii il rock’n’roll, in particolare Elvis Presley. Da lì iniziai ad espandere i miei interessi nel mondo nel rock.
Il nome Horus è stato ispirato da mio nonno materno. Infatti, essendo appassionato di storia egizia, propose, ovviamente per scherzo, di chiamarmi Horus come nome di battesimo. I miei rifiutarono, ma anni dopo decisi di riciclarlo in campo artistico.
Qual è l’obiettivo più grande che hai, chi o cosa vorresti diventare?
L’obbiettivo principale è quello che credo sia il più banale, ovvero vivere facendo ciò che mi appassiona, nel mio caso musica. Ciò comporta ovviamente riuscire a raggiungere più pubblico possibile e cercare di farsi apprezzare da quante più persone possibili.
Sei giovanissimo, ma sappiamo che hai già raggiunto dei traguardi importanti, ce ne vuoi parlare?
La soddisfazione più grande, oltre alla pubblicazione dell’album “Simply Horus Black”, è arrivata l’estate scorsa, arrivando secondo a Sanremo Rock, che su 1700 partecipanti non è male. Da questa vittoria sono seguiti concerti, per esempio l’apertura al concerto di Stef Burns, il chitarrista di Vasco Rossi, per citarne uno.
Qual è la parte che preferisci della tua attività e quella che ti piace meno?
La parte che preferisco nella mia attività è senza dubbio la composizione ed in particolare l’arrangiamento, sono piuttosto sicuro di me e della direzione che voglio prendere. Reputo infatti arrangiare un brano la parte più divertente del processo. Quella che invece mi pesa di più è la promozione, soprattutto sui social, arrivare a più persone possibili, ragion per cui ho scelto di affidarmi a Kleisma.
Il progetto
Come definiresti con una parola il tuo progetto musicale? Perchè?
Con una parola definirei il progetto semplicemente “mio”. Infatti non mi faccio influenzare troppo da tendenze o mode esterne, ma piuttosto dalle mie influenze musicali che, come già detto, si localizzano soprattutto nella musica classica, in particolare quella del periodo romantico e del primo ‘900, ed il rock anni ’50, ’60 e ’70, portando tutto ciò che ritengo meritevole al pubblico.
Ci parli un po' delle tue preferenze in termini di sonorità?
Personalmente gradisco gli arrangiamenti “piani”, con archi, fiati e cori oltre che la band. Diciamo che non sono minimalista, mi piacerebbe molto esibirmi con un’orchestra sinfonica per esempio. Poi ovviamente le sonorità sono diverse a seconda del carattere del pezzo, come del resto è logico: valuto da brano a brano che strumenti inserire nell’arrangiamento, ma non sono di certo io a scoprire come questa differenziazione sia necessaria.
Hai un'idea precisa di chi possa apprezzare maggiormente la tua musica?
Il miei fan li divido in due categorie: la prima è quella dei non musicisti, che possono apprezzare la melodia, l’insieme, la musicalità di una canzone, che sono, a mio parere, godibili anche da chi non sa cosa studiato dal punto di vista musicale. La seconda categoria è quella formata per l’appunto da coloro i quali conoscono la musica, che possono notare piccoli elementi caratterizzanti inseriti nell’arrangiamento, che può essere una citazione alla musica classica, per esempio.
Produzioni
Qual è stato il tuo primo brano?
Dal punto di vista strettamente cronologico il primo brano che scrissi in prima o seconda superiore si intitolava “(Oh My Baby) Don’t You Cry”, che era un brano in stile rock’n’roll anni ’50 che per ora non è stato ancora pubblicato e, a dirla tutta, ad ascoltarlo sono stati veramente in pochi, 3 o 4 persone al massimo, forse perché all’epoca me ne vergognavo, essendo il mio primo esperimento. Per quanto riguarda il primo brano che ho registrato in studio è stato “Miss Candy”, che è una traccia dell’album “Simply Horus Black”.
A distanza di tempo ti senti di essere migliorato? Sei cambiato come artista?
Dal mio album che è uscito due anni fa come miglioramento da parte mia tangibile c’è stato sicuramente un aumento della cultura per quanto riguarda la teoria musicale. Cambiamenti che invece io percepisco meno, sono quelli derivati dal fatto di aver aumentato i miei ascolti e di conseguenza gli stili a cui attingere.
Hai parlato di arrangiamento dei tuoi brani, ci racconti da dove parti per scriverne uno?
Per comporre un nuovo brano parto dall’armonia, ovvero sia dagli accordi, generalmente partendo dalla chitarra, e, alle volte, spostandosi poi al piano. Poste le fondamenta del brano scrivo la linea di basso, poi la parte di chitarra e/o piano a seconda delle esigenze. Poi arriva il turno della stesura della melodia ed infine, se necessario, aggiungo archi e/o fiati. Per ultimo scrivo il testo, che generalmente riassumono le atmosfere che mi rievoca il brano con le sue sonorità. Ho provato a usare il processo inverso, ossia partire dal testo, ma è un metodo che fino ad ora non ha mai funzionato.
Tanti dicono che sia difficile scegliere il preferito tra i propri brani, sei d'accordo?
Sono anche io di questa opinione, pensandoci bene però sceglierei il brano da me scritto e già pubblicato “The March Of Hope”, che per ora, in diverse circostanze, mi ha sempre portato bene.
Hai mai pensato di scrivere in una lingua diversa dall'inglese?
Ho pensato di scrivere in italiano, ma, nella ricerca di fare testi strani ed inusuali, uscivano canzoni in stile Elio e le Storie Tese, che sono tra i miei gruppi preferiti. Il problema è che ci sono già stati e mi sembrava inutile replicare, tanto più che in realtà quei 3 4 brani che ho provato a scrivere non mi soddisfacevano per nulla. Provando invece a tradurre o a riscrivere i miei brani in inglese, mi veniva in mente Nino Ferrer quando ne “La Pelle Nera” cantava: “L’italiano non va bene per questa musica qua!”.
Hai citato Nino Ferrer, Elio e le Storie Tese, quindi vorrei chiederti dei tuoi gusti musicali: c'è un disco che in qualche modo ha rappresentato qualcosa di significativo per te?
Il disco che più mi ha segnato è quello con cui ho scoperto il rock’n’roll. Per la precisione non era un disco singolo, ma un cofanetto con quattro dischi, una di quelle raccolte da autogrill che mio padre acquistò mentre si trovava in viaggio in Francia e che si intitola “The Best Of Rock’n’Roll, 100 Successi”, proprio una delle cose più banali al mondo! Parlando invece di album veri e propri ne cito tre per non allungare ulteriormente il discorso: “Elvis (NBC TV Special)” del 1968, che raccoglie i brani eseguiti al famoso “Comeback Special”; “The Doors”, l’album di debutto dell’omonima band uscito nel 1966 e per finire inserisco “I Pianeti” , la suite di Holst del 1914.
Live e futuro
Qual è stata la tua esperienza live più significativa?
La mia migliore esperienza live è stata alla Claque di Genova, quando ebbi la possibilità di esibirmi, oltre che con la band che solitamente mi accompagna, anche con quartetto d’archi e duo di fiati che è la versione in piccolo di quello che vorrei fare.
Alcuni artisti si sentono a loro agio in studio, altri invece preferiscono la dimensione live, tu che artista sei?
Sicuramente mi sento più a mio agio sul palco che non in studio. Inoltre molti spettatori mi hanno detto che rendo molto di più ascoltato dal vivo che non su disco. Reputo queste affermazioni un grande complimento.
Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?
Sto lavorando ad un EP che dovrebbe uscire a seguito di un corso organizzato proprio da Kleisma. Il tutto è stato fermato dal Covid-19, ma spero quanto prima di riuscire a realizzare il tutto.
Come ti vedi invece tra 10 anni?
Tra dieci anni mi vedo inserito in questo mondo e personalmente vedo il mio stile di musica legato ad universo teatrale, più che a palazzetti o addirittura stadi. Qualora ci fosse la possibilità di scegliere, preferirei fare 30 date a teatro piuttosto che 4 allo stadio. Certo poi a quel punto rientrano discorsi di spese e guadagni, esulando da questo aspetto, farei come detto.
Ringraziamo Horus Black per averci concesso questa intervista, vi lasciamo qui sotto tutti i link dove poter seguirlo e ascoltare la sua musica
Scopri tutti i video di Horus Black su Youtube
Ascolta Horus Black su Spotify
Segui Horus Black su Instagram
Articoli correlati
Tutti gli argomenti
Kleisma Agency offre servizi professionali per artisti e band.
Pensa solo alla tua musica, a tutto il resto pensa Kleisma.