Voce e arpa, ricerca e spiritualità. Sono questi i punti intorno a cui si muove la vita e l’arte di Antonella Natangelo, arpista, soprano, compositrice. Diplomata al Conservatorio Cherubini di Firenze, vive a San Gimignano (Siena): da anni lavora, sperimenta e approfondisce filologicamente la musica del Medioevo ma collabora anche per eventi culturali, produzioni teatrali, concerti. Da gennaio 2018, inoltre, è docente del corso di canto nella tradizione Yoga all’Accademia del Centro Studi Bhaktivedanta di Ponsacco (Pisa). «Kleisma mi ha dato subito un’impressione positiva», dice Antonella. «Il lavoro artistico ha bisogno di visibilità, e in particolare on line. In Kleisma, e in ciò che muove le persone che gestiscono la piattaforma, ho riscontrato una modalità etica che mi corrisponde, tra musica, ricerca e condivisione”.
Come si è avvicinata alla musica e quando ha deciso che avrebbe fatto la musicista?
Mi sono appassionata grazie al mio babbo, che era un amante della musica. In famiglia siamo tre fratelli e siamo stati “messi in musica” fin da piccoli. Tutti i giorni, quando tornava a casa, ci faceva ascoltare ogni tipo di musica. Aveva un impianto hi-fi eccezionale e noi, seduti sul divano di un grande salone, entusiasti ce ne stavamo buoni buoni ad ascoltare. Anche un altro dei miei fratelli si è diplomato al Conservatorio.
Che musica girava in casa?
A mio padre piaceva soprattutto la musica leggera, e il jazz, ma non si faceva mancare incursioni nella classica. Amava coltivare amicizie artistiche: attori, musicisti, pittori frequentavano la nostra casa e così sin da piccoli ci siamo sentiti parte di un ambiente artistico-musicale.
Come ha dato seguito alla sua passione?
Sono stata sempre molto intonata, fin dai tempi della scuola, e mi piaceva tantissimo cantare e leggere. Lo facevo un po' ovunque. Una passione innata, una vocazione, probabilmente qualcosa che arriva da lontano. Ricordo che sui 14 anni me ne stavo pomeriggi interi ad ascoltare la musica. Ho frequentato le stagioni del Maggio Fiorentino per conoscere i compositori di musica classica.
Poi è arrivata al Conservatorio.
Sì, per studiare canto. Ma nello stesso tempo ho iniziato a studiare l'arpa celtica. Sono nata cantante: mi piaceva esibirmi e cercavo uno strumento per me. All'inizio utilizzavo l’arpa solo per accompagnare la voce, poi ne ho approfondito lo studio; ho intrapreso il percorso di studio di arpa classica.
Quando ha cominciato a farne una professione?
Mi sono diplomata in lingue straniere perché desideravo un contatto con gli altri, entrare in empatia con le persone al di là delle possibili barriere nazionali, e ho lavorato nel turismo. Lo studio delle lingue credo sia in qualche modo un percorso musicale, perché devi riprodurre suoni che in un primo momento non sono familiari. Quanto alla musica, fin da piccola mi piaceva scrivere mie composizioni, con testi che cantavo senza il supporto di uno strumento. L'arpa mi ha dato la possibilità di realizzare queste idee musicali professionalmente e passo dopo passo mi sono proposta come solista a iniziative musicali sul territorio. Da anni mi dedico alla musica a tutto tondo.
Parte fondamentale di questo percorso è la ricerca.
Non mi piacciono le musiche commerciali. Sento la musica come una ricerca profonda del sé, della nostra affettività, degli archetipi del nostro divenire collettivo. Per cui ho incominciato dal Medioevo, frequentando le biblioteche, le Sale della Musica ricercando antichi manoscritti. Poi il Rinascimento, il Barocco, la musica classica, il repertorio celtico. Ho composto due raccolte di arrangiamenti per musiche dal XIII al XVI secolo. Una ricerca continua per arrivare a elaborare il ultimo mio album, “Eleison”. Un lavoro musicale completamente diverso. Qui mi sono voluta libera, è improvvisazione e mi è piaciuto tantissimo registrarlo. Sono arrivata così a chiudere il cerchio.
Perché si è concentrata sul Medioevo nelle sue ricerche?
L’arpa nel Medioevo era uno strumento basico. Il mio percorso musicale è partito dal canto; ho sempre rivolto la mia attenzione al passato, per capire da dove veniamo e avere consapevolezza delle nostre radici.
Ci racconta invece il disco “Eleison”?
Cercavo dei testi, parole che non venivamo e nello stesso tempo sentivo l'esigenza di creare una nuova sonorità per me. Ho immaginato ad esempio un ambiente celtico e ho creato in studio delle tracce in cui canto e suono, con supporti elettronici. È interessante perché la musica dal vivo mi interessa molto, ma necessita di un bell'ambiente di un ottimo impianto. Attraverso questa nuova linea artistica, vorrei trovare dei luoghi ideali per performance live che si basi sull'improvvisazione con la voce e con l'arpa sulle tracce preregistrate.
Suona anche ai matrimoni. È un’attività che le piace?
Mi piace molto. Mi sento vicina alle persone, in quel giorno che per loro sarà indimenticabile ci sono anch'io. È una partecipazione emotiva, solenne.
Ha pubblicato anche un libro con cd intitolato “Consonanze. La poesia incontra l’arpa”.
Sì, un lavoro svolto con la poetessa Caterina Trombetti. Una collaborazione nata nel 2005, in occasione dell'uscita del suo libro “Dentro al fuoco” e proseguita negli anni. L'idea è stata quella di comporre musica per alcuni inediti di Caterina che mostrassero la grande affinità tra poesia e la musica dell'arpa.
Cosa può dire dell'attività didattica sul canto nella tradizione Yoga?
All'Accademia del Centro Studi Bhaktivedanta insegno canto a corsisti che arrivano da tutta Italia, partecipi in maniera positiva. Cerco di stimolare la loro creatività spirituale con la tecnica vocale, la teoria musicale rivolta allo studio di antichi canti devozionali in sanscrito.
Importante per lei è anche la musica indovedica…
Ho iniziato il percorso di conoscenza della filosofia indovedica parallelamente allo studio della musica. Ho studiato i canti trascendentali e li ho elaborati all’arpa, attraverso l’ascolto di altri artisti, facendo miei arrangiamenti. Così nel 2016 ho registrato l album “Trascendental Harp Music” Vol 1”. La filosofia vedica è una scienza profonda del rapporto con il Divino. L’artista, è un soggetto a rischio, le lusinghe attivano il falso ego. Il percorso spirituale è il centro della vita.
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